mercoledì 1 maggio 2019

David Hume


David Hume fu un grande empirista del Settecento e è considerato uno dei grandi esponenti dell'illuminismo britannico. Nacque nel 1711 a Edimburgo e morì nel 1766. Apparteneva ad una famiglia della piccola nobiltà scozzese. Fece buoni studi di giurisprudenza e si laureò, nonostante la sua grande passione fosse la filosofia.

La sua opera più importante è il Trattato sulla natura umana, il quale inizialmente fu un insuccesso clamoroso perché era un'opera voluminosa e molto lunga. Così Hume la semplificò e con questa ebbe maggiore fortuna rispetto all'opera originale. Egli voleva compiere una riflessione generale sulla natura umana. Quest'opera è stata scritta in tre libri:
- Libro 1: Sull'intelletto (una trattazione che va dall'origine delle nostre idee e di come debbano essere distinte, tante affermazioni sullo scetticismo);
- Libro 2 Sulle passioni (sulle emozioni e il libero arbitrio)
- Libro 3: Sulla morale (l'esposizione delle idee morali, giustizia, obbligazioni, benevolenza)

Egli sostiene che la fonte della conoscenza sono le percezioni che si distinguono in impressioni e idee. Le prime sono percezioni immediate e vivide, le seconde sono immagini illanguidite delle impressioni.

Inoltre, sostiene che la memoria e l'immaginazione consentono di conservare le impressioni e mettere in rapporto le idee, tuttavia la mente non è totalmente libera perché procede secondo il principio di associazione, il quale agisce in base a tre criteri:
- somiglianza, quando vediamo un quadro, questo ci fa pensare per somiglianza all'originale
- contiguità (vicinanza nello spazio e nel tempo) se io entro in una casa ed entro in una stanza, subito penso alle altre stanze della casa;
-casualità, se provo dolore mi viene da pensare alla causa che ha generato il dolore che sto provando;

Hume ritiene che le idee complesse garantiscano:
  • una conoscenza certa quando derivano da pure relazioni tra idee
  • una conoscenza probabile quando derivano da relazioni tra dati di fatto
Queste implicano il principio di causalità che deriva da una tendenza soggettiva a cogliere una connessione necessaria tra due eventi successivi e contigui.

Per Hume la fiducia nella regolarità dei fenomeni è frutto dell'abitudine,da cui deriva la credenza. Essa è utile per guidare la condotta umana ma è priva di certezza assoluta.

Infine Hume sostiene che l'etica si fonda su criteri empirici e sul senso morale, infatti bisogna tenere distinti il piano dell'essere e quello del dover essere.

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